venerdì 9 novembre 2007


La giornata di oggi ha rappresentato un importante successo per il sindacalismo di base. Lo sciopero di 24 ore indetto per protestare contro la finanziaria e la precarietà del lavoro, ha visto la presenza in piazza di oltre 400.000 persone e una adesione complessiva di circa 2 milioni di lavoratori. Questa massiccia partecipazione ha bloccato il trasporto aereo, lo stretto di Messina, il trasporto pubblico locale delle principali città e creato forti disagi nelle ferrovie. Forte adesione in tutto il pubblico impiego, nella scuola, e nell'industria (con punte di oltre il 70% in luoghi-simbolo come la Fiat di Pomigliano) e nei servizi dove fortissima è la presenza di giovani e lavoratori precari.

giovedì 25 ottobre 2007

9 novembre: sciopero generale e generalizzato

Il 9 novembre prossimo è stato indetto uno sciopero generale e generalizzato contro la precarietà e il “pacchetto welfare” imposto da governo sindacati confederali e confindustria. Appare ormai quasi superfluo ricordare come la precarietà sia fino in fondo una questione sociale. Gli esempi concreti di precarietà, affiorano sempre più da ciò che in senso capitalistatico si definisce “organizzazione del lavoro”, con moltissime tipologie di lavoratori e lavoratrici sfruttati in base a contratti che rendono la flessibilità molto utile ai padroni, terribile per chi deve portare a casa uno stipendio per vivere. Il governo di centrosinistra, in tutte le sue componenti, è responsabile non solo della conferma dei cardini della legge 30, ma anche di un evidente generale peggioramento delle condizioni di vita e lavoro per milioni di persone. Ma la precarietà, è divenuta una condizione generale imposta a tutti. A chi lavora in fabbrica, con contratti a tempo determinato, ma con salari da fame, turni massacranti e con la prospettiva di pensioni ridicole. A chi è anziano e non riesce ad arrivare a fine mese con la minima sociale che somiglia più alla carità che a un diritto. A chi studia, e per pagarsi l’università deve lavorare in nero, a intermittenza, a chiamata. Se un tempo si diceva che la fabbrica modellava il ritmo della vita, l’aspetto delle città, la conformazione dei diritti e le modalità con cui si poteva accedervi, oggi è la precarietà a costruire la nuova fabbrica, che è diventata sociale e diffusa. Essa si estende territorialmente in città e metropoli, e tenta di piegare alle logiche del neoliberismo ogni attimo della nostra vita. Comparti di questa fabbrica sono anche i territori devastati dalle grandi opere, o sequestrati dalle servitù militari. Oppure trasformati in grandi discariche dannose alla salute. Isole produttive della fabbrica della precarietà sono i Centri di detenzione per migranti, dove la gente è anche costretta ad uccidersi.

Il 9 novembre è una giornata che riteniamo fondamentale per organizzare, a partire da questa condizione comune, un movimento di conflitto che sappia riprendere ciò che ogni giorno è rubato da chi comanda: reddito, tempo, qualità della vita, possibilità di scegliere, dignità, libertà. Ma ci sembra altrettanto importante che a lanciare questo sciopero sia stato il “Patto contro la precarietà e per i diritti sociali”, superando per moltiplicarle, le singole forze del sindacalismo di base. Un patto che come scopo ha quello, innanzitutto, di far riuscire lo sciopero del 9 novembre, e che si è impegnato a verificare, passo dopo passo, il suo cammino. Noi ci riconosciamo e abbiamo contribuito a questo percorso, ma siamo anche convinti che esso vada rafforzato e reso concreto a partire dalla creazione di reti di realtà sociali che possano dare sostanza, forza, radicamento ai percorsi di lotta.

mercoledì 17 ottobre 2007

Domenica 21 assemblea e cena sociale

Il Protocollo del 23 luglio, concordato tra il governo Prodi e i sindacati amici Cgil-Cisl-Uil e riguardante precarietà, pensioni e stato sociale, porta un micidiale attacco alle condizioni di vita e di lavoro di salariati/e, pensionati, precari, giovani, disoccupati, massacra definitivamente le pensioni e vuole rendere eterna la precarietà del lavoro e di vita per milioni di persone. Per questo i Cobas e tutto il sindacalismo di base, le strutture studentesche e del precariato, i centri sociali, reti e movimenti sociali, hanno proclamato il 9 Novembre uno sciopero generale.
Domenica 21 alle ore 18, al csa Intifada (via XXV aprile - Ponte a Elsa - Empoli), Assemblea pubblica per costruire la più ampia mobilitazione attorno allo sciopero del 9 Novembre.
Cobas empolese-valdelsa e orda precaria.

sabato 13 ottobre 2007

*LA CONSULTAZIONE CGIL-CISL-UIL: UNA PARTITA TRUCCATA*


...*MA NON SONO RIUSCITI A TRUCCARE LA RESISTENZA OPERAIA*

La consultazione, promossa da Cgil-Cisl-Uil sul Protocollo del 23 luglio, risoltasi in uno scontato "trionfo" del sì viene esaltata come una grande prova di democrazia, ma in realtà è una partita truccata, come tutta la "democrazia sindacale", requisita dai tre sindacati concertativi che ne hanno fatto un loro monopolio, da sindacato di Stato, negando ogni spazio ai Cobas e a tutte le strutture che non sono colluse con il padronato e i governi.

Niente regole certe e verificabili, nessun controllo sulla certificazione per la stragrande maggioranza di questa consultazione, gestita in proprio nelle sedi territoriali di Cgil-Cisl-Uil, diventate luoghi di ammucchiate di scatole di cartone con le schede sottratte a scuole e altri posti di lavoro subito dopo la votazione.

Non a caso in tutta la categoria dei metalmeccanici dove si è potuto stabilizzare un minimo di regolamentazione e trasparenza procedurale lì è esploso il NO: il risultato nelle fabbriche Fiat è clamoroso, dall'80% al 90% di voti per il No. Ma le punte dell'iceberg emergono anche in tantissime altre realtà produttive e in altre categorie, dove il concentramento dei/delle lavoratori/trici e l'intervento mirato della contro- informazione hanno smontato facilmente la propaganda fraudolenta di Cgil-Cisl-Uil, spalleggiata dalle forze della maggioranza governativa.

In quanto ai dati forniti sui votanti, se per il Pubblico Impiego dicono essere circa il 7% dell'intera categoria e se per la scuola non si supera il 3%; se in totale tutti insieme i comparti avrebbero visto il voto di circa 800 mila lavoratori e lavoratrici (solo i metalmeccanici hanno votato al 50%), legittima è la domanda; ma come diavolo si arriva a 5 milioni di votanti?

Se questi sono i dati sui luoghi di lavoro, è plausibile pensare che una fiumana di milioni di pensionati/e e precari/e, ingannata da grottesche menzogne, abbia votato in massa nelle sedi territoriali di Cgil-Cisl e Uil?

Ma questa gigantesca sceneggiata non arresterà l'opposizione frontale al Protocollo, alla Finanziaria, alla politica del governo Prodi, alle leggi-precarietà (30 e Treu) che si manifesterà il 9 novembre con lo sciopero generale e generalizzato convocato dai Cobas e da vari sindacati alternativi, da moltissimi centri sociali, strutture del precariato, studentesche e sociali, per chiedere anche la garanzia del lavoro e del reddito e l'estensione dei diritti sociali a tutti/e.

Portando in piazza, nei capoluoghi di regione, centinaia di migliaia di persone, chiederemo anche la fine del monopolio Cgil-Cisl-Uil e la restituzione dei diritti sindacali a tutti i/le lavoratori/trici e organizzazioni.

/*Confederazione Cobas*/

domenica 7 ottobre 2007

NOn siamo d'ACCORDO

I cobas empolese-valdelsa, orda precaria e il csa intifada hanno organizzato oggi, 5 ottobre 2007 un presidio con volantinaggio in PIAZZA DON MINZONI a Empoli per riaffermare con forza il NO all'accordo del 23 luglio fra governo e sindacati confederali. Un accordo che:
- allunga a rate l'età pensionabile fino a 62 anni;
- prende in giro i lavoratori usuranti, escludendo importanti categorie come gli edili e, contingentandoli in soli 5.000 all'anno;
- riduce le pensioni future dei più giovani a partire dal 2010 dal 6,4 all'8,4% ;
- rende eterna la precarietà con la possibilità di estendere i contratti a termine oltre i 36 mesi;
- incentiva il lavoro straordinario riducendone i costi per le aziende e diminuendo la sicurezza sul lavoro ;
Il presidio informativo si è concluso davanti alla camera del lavoro per contestare le modalità truffaldine con le quali si è costruita la consultazione fra i lavoratori. Ai sostenitori del No non solo è stato sottratto qualsiasi spazio nelle assemblee ma non viene nemmeno garantita la possibilità di controllare i risultati delle votazioni che si terranno quasi unicamente nelle camere del lavoro, nelle sedi di Auser o dello SPI cgil.

COBAS orda precaria

domenica 22 luglio 2007

Pensioni: la vittoria dei banchieri e confindustria

Comunicato stampa del 22/07/2007

Ci risiamo. Come nei lugli 92-93, quando governo, sindacati confederali e padroni cancellarono la scala mobile, tagliarono le pensioni e introdussero i rinnovi contrattuali a inflazione programmata anzichè reale si è scelto questo mese, nonostante non facesse parte del programma di governo, per riformare le pensioni pubbliche. CGIL-CISL-UIL daranno un giudizio finale congiunto e rimetteranno il lodo al giudizio dei lavoratori, andandoli a cercare sotto l' ombrellone? Sarebbe questo il superamento dello scalone Maroni? Questo governo, che in molti abbiamo votato ma che in molti non rivoteremo, non ha fatto altro che anticipare lo scippo del TFR, ha trasformato lo scalone in tanti scalini rendendo soltanto più soft l' allungamento dell' età pensionabile. La controriforma Dini del 95 è stata completata e con la riduzione dei coefficenti, che sono alla base del calcolo del valore della pensione, del 2010 può considerarsi concluso lo smantellamento del sistema pensionistico pubblico. Mentre l' Italia è il paese in cui un euro su quattro è in nero, dove i parlamentari hanno gli stipendi più alti: 13.679 euro contro i 9.977 degli inglesi, 7.000 dei tedeschi, i 6.892 dei francesi e i 4.731 degli spagnoli. Dove i salari, in media, sono i più bassi:16.242 euri contro i 28.007 dei britannici, 21.111 dei tedeschi e 19.731 dei francesi (datiOCSE). Dove i parlamentari, da una recente inchiesta di un noto settimanale, vanno in pensione con delle cifre astronomiche dopo pochi anni di attività, si è colpito ancora chi produce e paga fino all' ultimo centesimo. Nonostante l' operazione TFR si stia rivelando come un fallimento, i dati definitivi si conosceranno solo in ottobre, ma le proiezioni di questi giorni sono decifrabili in questo senso, si decide sulla testa dei lavoratori senza consultarli. Molti, troppi lavoratori cadranno nella trappola del silenzio-assenso, il 33% aderisce a fondi integrativi (dato molto inferiore al 40% che i sindacati auspicavano) ed il 60 % preferisce lasciarlo in ditta. Aumenti dal 27 al 30% nel primo caso contro un aumento dal 47% al 55% per il secondo (dati ANSA). La soglia dei 50 dipendenti ha fatto si che al di sotto si sceglie di lasciarlo in ditta, sopra la soglia si sceglie il fondo integrativo anche perchè direzionarlo all' INPS non significa finanziare un sistema pensionistico pubblico ma le grandi opere in Italia. E' emblematico il 76% di Fonchim contro il 17% di Previmoda, 7% di Fondapi ed il 4% di Prevedi. E' ormai chiaro che la nostra pensione non si salva con il TFR ma attraverso la lotta, che come dall' appello della confederazione Cobas allegato, abbia come primo atto uno sciopero generale. *Cobas ATI*. /cobasempolivaldelsa@alice.it/

giovedì 7 giugno 2007

Allegri: 33 licenziamenti da festeggiare

La vicenda della ditta Allegri, chiusa con il licenziamento di 33 lavoratori, evidenzia ancora una volta il fallimento del modello concertativo adottato da cgil-cisl-uil che ha finito ancora una volta per premiare quasi unicamente gli interessi padronali. Lascia sconcertati vedere rivendicata quasi come una vittoria (“i licenziamenti saranno solo 33 e non 39” )una vicenda chiusa in modo così triste e fallimentare.

Poco più di un anno fa padronato e sindacato avevano sottoscritto un accordo in cui Allegri si impegnava a investire nove milioni di euro in tre anni e a garantire gli attuali livelli occupazionali.

Un anno dopo quello stesso accordo diventava carta straccia, evidenziando ancora una volta che la dignità e i diritti di chi lavora non hanno più cittadinanza in questo paese. L'espulsione precoce costringerà tanti lavoratori (nella quasi totalità donne) di quaranta e cinquanta anni a riprogettare la propria vita ripartendo da condizioni senza dubbio più precarie ed alienanti rispetto a 10 o 20 anni fa. La favola della “competitività internazionale” è stata in questi anni il pretesto per imporre un mercato del lavoro sempre più flessibile e precario e che ha prodotto unicamente salari più bassi e minori tutele e sicurezza del posto di lavoro.

Le crisi che si sono succedute nella nostra zona : dal settore moda dell'empolese valdelsa (migliaia di posti di lavoro in meno), a quello calzaturiero della zona di Fucecchio (più che dimezzato negli ultimi anni), a quello delle cornici della zona Castelfiorentino-Certaldo (250 posti di lavoro in meno su un totale di 1000 addetti) dimostrano che a pagare sono esclusivamente i lavoratori. I profitti padronali accumulati in anni di vacche grasse, vengono adesso impiegati o per delocalizzare le produzioni (Armani principale fornitore della Allegri va in Cina, tanti altri in Romania) o per riciclarsi in immobiliaristi perché il mattone rende molto di più.

I tavoli concertativi (su moda, cornici, etc.) che sindaci, imprenditori e sindacati hanno avviato negli ultimi anni sono serviti unicamente a garantire tali profitti, trasferendo sulla collettività i costi economici e sociali di tali trasformazioni.

COBAS EMPOLESE-VALDELSA