giovedì 29 maggio 2008

11 giugno ancora 9 morti. 6 nel depuratore di Catania

IL LAVORO UCCIDE. In questo regime del lavoro salariato senza regole né diritti,

padronato-governi-sindacati sono i responsabili della tragedia dei morti del lavoro,

di questo crimine reiterato ai danni dell’umanità.

Nel tempo attuale ,dominato dal pensiero unico liberista, è un’emergenza senza soluzione.

I padroni scalpitano per annullare le sanzioni ancora inoperanti,

I governi votano l’aumento dell’orario di lavoro da 48 a 65 ore settimanali.

I sindacati sostengono la precarietà , liquidano il contratto nazionale, detassano gli straordinari .

Questi e altri crimini – ripetuti e rinnovati – concorrono al genocidio dei lavoratori .

Le stragi quoditiane non cesseranno, il profitto di impresa non ammette ripensamenti né fermate, il costante taglio del costo del lavoro condiziona l’applicazione delle norme di sicurezza.

Solo la ripresa del protagonismo dei lavoratori e del conflitto sociale è in grado di invertire la tendenza , di ripresentare come valore primario la salute, la vita e i diritti di chi lavora.

Nonostante il clima politico fosco e autoritario, per i lavoratori e i ceti popolari – costretti dal ricatto occupazionale e dall’indigenza a rischiare la vita – si impone qui e ora l’avvio di una risposta generale ampia e diffusa, che mettendo subito in campo scioperi e proteste pubbliche, garantisca la mobilitazione permanente per reclamare e conquistare il “ Lavorare meno, Lavorare tutti, con salari e standard di sicurezza europei “

Alle famiglie delle vittime del lavoro il nostro sentito cordoglio e l’impegno per rendere tangibile l’azione risarcitoria e la punizione dei responsabili.

Roma, 12 giugno 2008

COBAS DEL LAVORO PRIVATO aderente alla CONFEDREAZIONE COBAS



domenica 25 maggio 2008

La scure del governo Berlusconi non tarda ad abbattersi contro i
movimenti ecologisti e le popolazioni che difendono i propri territori dall'ennesimo piano rifiuti, nocivo e funzionale agli interessi di chi in questi anni ha speculato sulla salute e sull'ambiente: enti locali, governi di vario colore, imprenditori e camorra. Il decreto approvato pochi giorni fa, che prevede la militarizzazione dei territori e la carcerizzazione per chi protesta ha avuto il plauso di tutte le forze politiche a livello nazionale, ma anche locale. D'altra parte l'idea di militarizzare i siti per le discariche non è nuova: l'avevamo già vista a Serre, con il governo Prodi. Siamo di fronte ad uno stato di polizia, come dimostrano i vergognosi provvedimenti contro gli immigrati.
Il recente piano rifiuti è lo stesso che in questi anni ha provocato l'emergenza, i cui cardini sono sempre gli stessi: megadiscariche ed inceneritori. La raccolta differenziata, invece è ancora marginalizzata e soluzioni ecologiche come il trattamento meccanico a freddo dei rifiuti residui, modalità con il quale vengono trattati i rifiuti campani dalla Germania smentendo coloro che affermano che vengono bruciati, sono scartate per intascare i profitti Cip6 degli inceneritori.
A Chiaiano è iniziata la brutale repressione dei movimenti e dei cittadini che si oppongono alla costruzione della discarica. Per il momento la situazione è questa: si alternano momenti di tregua a provocazioni e manganellate che stanno procurando diversi feriti. Due ragazzi, attualmente ricoverati in ospedale, hanno riportato gravi ferite perché spinti da una carica giù da un muro di alcuni metri. La situazione cambia repentinamente. Una donna in cinta di otto mesi avrebbe perso un bambino, in seguito alle botte ricevute dalle forze "dell'ordine" ieri. Sempre nella giornata di ieri sono stati fermati 5 persone, di cui due sono state trattenute ed in queste ore è in corso il processo per direttissima.
Ciò che sta avvenendo in questi giorni in Campania è gravissimo: invitiamo tutte le realtà di base, i movimenti, le reti a manifestare in luoghi simbolici in ogni città, contro l'esproprio di democrazia e per il diritto al dissenso.

No all'ennesimo piano rifiuti truffa
Solidarietà ai cittadini di Chiaiano
Solidarietà agli arrestati

24/05/08 - Rete campana salute e ambiente
Info: wwwrifiutizerocampania.org

lunedì 19 maggio 2008

I Cobas Empoli-Valdelsa invitano a bocciare il documento

presentato da cgil cisl uil sulla riforma della contrattazione.

NO


- allo smantellamento del contratto nazionale di lavoro

- a nuove gabbie salariali e allo scambio salario-produttività

- al monopolio di contrattazione e rappresentanza di cgil cisl uil

La banca dei regolamenti internazionali (BRI), ha certificato che in appena 25 anni, il sistema delle imprese ha sottratto ai salari otto punti percentuali del Pil che con i numeri attuali equivarrebbero a circa 500 euro al mese in più nella busta paga. Questo massiccio spostamento di risorse dai salari ai profitti è legato a due momenti particolari: l’abolizione della scala mobile (estate del ’92) che proteggeva i salari dagli effetti dell’aumento del costo della vita e gli accordi del 23 luglio ’93 in cui si decise di mettere un tetto ai salari, legandoli unicamente all’inflazione programmata. Sindacati concertativi, imprese e governo decisero così che l’unico “elemento” economico da tenere sotto controllo dovessero essere i salari. Mentre i prezzi e le tariffe continuavano a crescere e la spesa pubblica e sociale a ridursi, le buste-paga dovevano fare riferimento all’inflazione programmata. Dal ’92 ad oggi, venti milioni di persone hanno visto la perdita progressiva di ogni strumento in grado di tutelare i loro redditi: scala mobile e valore economico del contratto nazionale. Anche allora – esattamente come avviene in questi giorni – Cgil, Cisl e Uil ci dissero che la “perdita” su quei versanti sarebbe stata compensata da un incremento della quota salari da distribuire nella contrattazione aziendale. Nonostante i fatti abbiano dimostrato il contrario (quella contrattazione ha interessato meno del venti per cento dei lavoratori), cgil cisl e uil ci ripropongono oggi lo stesso meccanismo-bidone attraverso “la riforma della struttura contrattuale”.

I cobas Empoli-Valdelsa invitano a respingere questo accordo perché:

1) smantella di fatto il contratto nazionale di lavoro sposando l’idea del duo Berlusconi-Veltroni di legare il salario alla produttività. Guadagni di più solo se produci e lavori di più. Al livello nazionale verrebbe lasciato unicamente il compito di inseguire l’inflazione, mentre ogni aumento salariale sarà legato al recupero di produttività in azienda. Più che a contrattare salario ci troveremo a contrattare unicamente l’aumento dell’intensità di lavoro.

2) Sposta l’aggiornamento economico dei contratti da due a tre anni, meccanismo che ridurrà ulteriormente i salari e regalerà a governo e confindustria un altro anno di diluizione dei già scarsi aumenti salariali.

3) Favorisce il dilagare del salario individuale e delle gabbie salariali perché trasferisce sempre maggiori risorse verso la contrattazione aziendale e territoriale. Esaltare il livello territoriale significa accentuare le divisioni azienda per azienda, categoria per categoria, frantumando in mille rivoli le risposte possibili.

4) Non grantisce un efficace sistema di tutela salariale. Dopo aver decretato il fallimento dell’inflazione programmata, viene proposto un altro strumento.rapina: “l’inflazione realisticamente prevedibile”, calcolata attraverso nuovi fantasiosi indicatori quali “il deflatore dei consumi interno” o “l’indice armonizzato europeo corretto con il peso dei mutui”. Concetti privi di senso perché basati su indicatori che ognuno potrà elaborare a piacimento. Non tranquillizza neppure la definizione di “un sistema di recupero in caso di divaricazione rispetto all’inflazione reale, perché è lo stesso sistema previsto per gli accordi di luglio “93 e sappiamo come si è risolto.

5) Cancella ogni possibile forma di democrazia sindacale, puntando a rendere sempre di più le rsu come espressione unica di cgil cisl e uil. La questione della “misura della rappresentanza” è studiata unicamente per escludere o limitare la partecipazione di organizzazioni di base alle elezioni delle rsu. “La riforma sulla rappresentanza – scrivono cgil cisl uil – va attuata per via pattizia” con confindustria, come se il problema della rappresentanza e della democrazia nei luoghi di lavoro non sia un diritto a prescindere e quindi da rendere esigibile per legge ed a tutti.